OSTEOPATIA NELLA TERZA ETA'

L’Osteopatia trova un campo di applicazione estremamente favorevole anche nei confronti della terza e quarta età.

Se è vero che l’invecchiamento è un processo naturale e inevitabile verso cui tutti andiamo incontro, è altrettanto vero che si può fare molto per sostenere attivamente tale processo nel migliore dei modi. E’ infatti fondamentale imparare ad adottare un corretto stile di vita, fare una adeguata attività fisica, mantenere una ampia rete di relazioni sociali, avere sempre degli interessi e degli obiettivi da perseguire, e ovviamente rivolgersi periodicamente ad un Osteopata qualificato!

Come sempre accade (e ancora di più nei confronti di questa fascia d’età), dopo una attenta e scrupolosa valutazione del caso, lo specialista procede (se le condizioni lo consentono) ad eseguire dei trattamenti mirati e sempre rispettosi del paziente, senza mai provocare alcun dolore.

E’ ancora purtroppo frequente la tendenza tra le persone più anziane, ancora più che nella mezza età, a “tenersi il dolore”, rassegnandosi al passare del tempo e all’inevitabile insorgenza di disturbi fisici.

A peggiorare il quadro, poi, il crescente aumento in rete di (presunti) terapisti i quali eseguono manovre sconsiderate e rischiose, a volte anche su questa categoria di persone, le quali ne risultano quindi, a ragione, intimorite.

Un corretto e ponderato trattamento osteopatico invece, insieme ai giusti consigli, può dare sollievo e beneficio rispetto a numerose condizioni croniche, spesso presenti nelle persone più avanti con gli anni.

Questa fascia di pazienti normalmente si rivolge all’Osteopata per ricevere aiuto soprattutto per disturbi a carico di colonna vertebrale e articolazioni. Spesso con poche sedute si riescono ad avere benefici in termini sia di riduzione del dolore sia di miglioramento della mobilità della parte colpita. E questo anche in presenza di indagini che documentano (praticamente sempre) degenerazione articolare e/o muscolo-tendinea: ciò accade perché molto spesso il danno rilevato dalle indagini strumentali non è proporzionale al dolore e alla perdita di capacità di movimento della parte interessata. Ecco quindi che vale la pena di provare, quando possibile, a ricreare un equilibrio, lasciando la terapia farmacologica (e successivamente chirurgica) come opzione successiva.